Da questa parte del sipario


Cinque anni fa ero dentro il corpo di una persona che credeva che la cosa più eccitante che gli potesse capitare durante la giornata fosse costituito dagli sviluppi della storia d'amore tra Ross e Rachel, o scoprire che il paziente del Dottor House non era affetto da lupus come credono tutti in ogni puntata.
Non è che non avessi niente da dire, è che non avevo mai trovato il modo per farlo. Questa buffa cosa di parlare con le persone, interagire, relazionarsi, avere una vita normale, non mi è mai andata troppo giù. Non riuscivo a gestire la mia timidezza, e diciamo che vivevo in un ambiente che non mi aiutava ad esplodere. Perché è questo che bisogna fare: esplodere. Una bomba non ha senso fintanto che è spenta.

E poi venne il teatro.

Non c'era nessun motivo plausibile per cui il corpo della persona dentro cui vivevo dovesse accettare di fare teatro. Un amico regista aveva bisogno di un attore per una parte e pensò a me, e io -non so come mai- accettai. Forse accettai per la stessa indole passiva a cui ero abituato.

Mi ritrovai in un mondo completamente diverso. L'impressione iniziale che ne ebbi era che i teatranti (non tutti, ma tanti) aspettavano di conoscerti, prima di giudicarti. Conoscere prima di giudicare è una cosa bella quando hai di fronte una persona timida, che non riesce a tirare fuori subito il bello di sé. L'ascolto degli altri è fondamentale su un palco: conoscere le tue battute non è sufficiente, devi sapere anche cosa dirà l'altro per poter recitare.

Ed è così che sono esploso. A volte è necessario che qualcuno ti accenda la miccia, perché da solo non ce la fai. Non sto dicendo che sono un bravo attore né tantomeno che sono la persona più brillante e migliore del mondo, ma almeno sono qualcosa, e mi piaccio come sono. Potrei stare a scrivere per ore di come sono grato al teatro per avermi fatto uscire da quell'involucro in cui sopravvivevo.

Adesso ho smesso di sedermi in platea (metaforicamente parlando, s'intende, perché il teatro è anche da vedere). Vivere da questa parte del sipario è bello, emozionante, e ti carica in un modo incredibile. Ti fa venire voglia di urlare, ridere, ti dà quel senso di onnipotenza che ti fa sentire un superman. È tipo l'eroina, perché crea una specie di assuefazione intellettuale e ti fa sentire invincibile. 




E questi siamo noi.
Ho preso una foto di scena perché l'effetto è più grandioso, ma dovreste vedere come siamo quando siamo tutti, non solo gli attori, ma anche tutte le persone che lavorano dietro le quinte, alla scenografia, al trucco, ai costumi, alle luci, ai suoni, affinché tutto sia perfetto, dovreste vedere allora come siamo belli e vivi.

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